ITA
Arjen è un progetto presentato in occasione della 33ª edizione del SI FEST di Savignano sul Rubicone 2024. Questa edizione, dedicata al tema “Atlas”, si propone di esplorare il concetto di atlante enciclopedico della memoria, ispirandosi al Bilderatlas Mnemosyne di Aby Warburg. Il progetto trae origine dall'archivio ritrovato di mio padre, da cui è scaturita una riflessione sulle possibilità di utilizzo e funzione dell'archivio personale nella fotografia contemporanea. 
L’obiettivo principale è sperimentare un'esperienza multisensoriale della fotografia: dare vita a un suo happening, come processo in continuo divenire, contro la produzione di immagine e la riduzione al semplice "è stato" dell'evento immortalato. 
La ricerca persegue un duplice intento: da un lato, affrontare il timore di perdere tracce, testimonianze ed eventi propri dell’archivio-ponte verso un’eventuale eternità. Dall'altro,​​ riflettere sul superamento del proprio ego, lezione fondamentale della filosofia di Osho, oltre che eredità guadagnata e trasmessa dall’archivio paterno. Nasce da questa indagine interiore la sperimentazione sull’annullamento delle immagini. Rappresentando la disintegrazione dell’io, questo implica la dissoluzione di un passato che ci ancora all’esistenza e costituisce un momento decisivo in cui negoziare il potere dell’immagine. 
La performance esprime quindi un sacrificio essenziale per il processo di civilizzazione, un’elaborazione sovversiva nei confronti del culto dell’archiviazione. La pietra vulcanica è l’altare del ricordo; dalla verticalità si passa all’orizzontalità delle fotografie che prendono vita attraverso la loro dissoluzione.
La fiamma generatrice di Arjen, colui che sostiene il fuoco, è addomesticata all’interno dell’accendino  zippo: oggetto di culto e un regalo comune per la Festa del Papà. L’oggetto intrappola il fuoco e recupera la sua funzione originaria come bene collettivo. Il fuoco è tramandato e l’immagine fotografica sconsacrata. 
ENG
Arjen is a project presented at the 33rd edition of SI FEST in Savignano sul Rubicone, 2024. This edition, dedicated to the theme "Atlas," explores the concept of an encyclopedic atlas of memory, drawing inspiration from Aby Warburg's Bilderatlas Mnemosyne.
The project originates from the rediscovered archive of my father, sparking a reflection on the potential uses and functions of personal archives in contemporary photography.
Its main goal is to experiment with a multisensory experience of photography: transforming it into a happening, a process in continuous evolution, countering the mere production of images and the reduction of events to the simple "it has been."
The research pursues a dual objective: on one hand, addressing the fear of losing traces, testimonies, and events—a fear inherent in the archive as a bridge to a possible eternity. On the other hand, it reflects on overcoming the ego, a fundamental lesson of Osho's philosophy, as well as an inherited legacy from my father's archive. This introspective inquiry leads to an experiment in the annihilation of images. By representing the disintegration of the self, this implies the dissolution of a past that binds us to existence, marking a decisive moment to negotiate the power of images.
The performance thus embodies an essential sacrifice for the process of civilization, a subversive elaboration against the cult of archiving. Volcanic stone becomes the altar of memory; verticality gives way to horizontality, as photographs come to life through their dissolution.
The generative flame of Arjen—"the one who sustains the fire"—is tamed within a Zippo lighter: a cult object and a traditional Father's Day gift. This object traps fire and restores its original function as a collective good. The flame is passed on, and the photographic image is desacralized.
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